domenica 10 gennaio 2010

Hachiko




Un professore universitario (pendolare tra Tokyo e Shibuya nella storia originale) trova un cucciolo di razza akita tornando come ogni giorno da lavoro.
Storicamente, dice un personaggio nel film, gli akita erano i cani degli imperatori giapponesi e per primi suggellarono il sodalizio tra uomo e cane nella sua forma più nobile.
Hachi, adottato dal professore, (il suffisso -ko è un vezzeggiativo giapponese) non riesce a stare a casa quando il padrone va alla stazione per prendere il treno, così comincia a seguirlo fin da piccolo e ad aspettare il suo ritorno.
Giorno dopo giorno Hachi sta lì, ad aspettarlo, facendosi amici tutti i frequentatori abituali della stazione.
Fino al giorno in cui il padrone non torna da lavoro, morto di ictus durante una lezione.
L'Aki bianco continuerà per quasi dieci anni ad aspettarlo ogni giorno nello stesso posto, alla stessa ora, suscitando la commozione di tutti alla stazione.
Molto belle le parole della figlia del professore, che dopo avere cercato più volte invano di trattenere Hachi dall'andare inutilmente ad aspettare il padrone, sussurra lui "se è quello che devi fare, non voglio impedirtelo..." lasciandolo andare.
Achi morirà nello stesso posto dove ha aspettato per anni il ritorno del suo padrone.
Oggi nella stazione di Shibuya sorge una famosa statua in bronzo in memoria di Hachi, esempio di lealtà e fedeltà del cane verso l'uomo.


Il film, interpretato da Richard Gere, scorre piacevolmente e non pesa benché la critica, in parte a ragione, dica che si tratta di una storia che può essere raccontata benissimo in 20 minuti.
A mio avviso, molte delle parti che potremmo considerare solo dei "filler"(che riempiono cioè l'ora e quaranta circa del film) sono ben congeniate e non stonano, anzi mostrano la natura particolare di questa razza canina così nobile e fiera.
Una storia che meritava di essere raccontata (c'è già stata una versione giapponese mi suggerisce Wikipedia, ma evidentemente qua non è mai arrivata), un bel film che ci lascia con il cuore a metà tra la tristezza e la consapevolezza che il cane rimane sempre un esempio di lealtà che più spesso gli umani dovrebbero seguire.

Da vedere.

4 commenti:

  1. Ottima recensione e critica, nn avrei saputo far meglio;)W i cagnoli,io lo dico sempre!;)

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  2. Ehi! Anche tu che parli di film? :)
    A me questo film non è che ispiri tanto...però se dici così proverò a vederlo. Ti dirò una cosa, è un segreto ma...io Richard Gere non l'ho mai sopportato! Ecco! L'ho detto! :D

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  3. @CaRaffa: Guarda il film merita secondo me: non aspettarti il capolavoro 2010 ovviamente ma guardalo. Richard Gere non va giù nemmeno a me, più che altro perchè ha una sola espressione.

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  4. La recensione mi è piaciuta, ma... sigh! Questa storia è troppo triste!! :(
    Io sono particolarmente sensibile alle storie con animali. Ho paura di rimanerci troppo male a vederlo! Però ho letto anche in altri commenti che è un bel film!

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