martedì 13 luglio 2010

IL QUARTO SIGILLO - un racconto. Prima parte.

...

La stanza era molto ampia, con alte pareti bianche, una sola enorme finestra che occupava un intero lato ed un tavolo rettangolare di cristallo al centro.

Due figure, che sembravano guerrieri, discutevano al suo interno.

Il primo stava in piedi davanti alla finestra fissandola e meditando, il secondo se ne stava seduto sussurrando qualcosa all’interno delle mani che teneva incrociate davanti la bocca, un arco con delle frecce erano poggiati sul tavolo. Tutti e due sembravano aspettare qualcosa.

Dall’enorme finestra si potevano vedere molte nuvole di colore rossastro, non avresti potuto distinguere che periodo del giorno fosse, di certo quelle non erano le nuvole del crepuscolo.

Il riflesso alla finestra lasciava intravedere il volto del guerriero davanti ad essa con i suoi lineamenti spigolosi e severi; si girò verso il commilitone raccogliendo una spada che era poggiata nelle vicinanze e sbottò “Il terzo sigillo è stato rotto da un pezzo…”

Il guerriero seduto al tavolo ruotò gli occhi verso di lui senza togliere le mani incrociate da sopra la sua bocca gli rispose

“forse ci ha ripensato…”

La spada del guerriero si mosse fulminea, alzandosi e puntandolo “sciocchezze!” - tuonò -”noi non possiamo ripensarci, cosa dovrebbe significare questo?”

Quello sottotiro si rimise a fissare il suo arco e pacificamente rispose al compagno “risparmia le forze per la vera battaglia, voglio solo dire che nessuno di noi sa perché facciamo questo” .

Il soldato abbassò la sua arma e corrugò un sopracciglio: era evidente che un’uscita del genere non se la sarebbe mai aspettata.

Poggiò la spada sul tavolo, distante dall’arco che era all’altro capo, e scostò una sedia di cristallo.

Si sedette. Aspettavano in silenzio che qualcuno arrivasse e l’attesa pareva cominciare ad instillare dubbi sul compito che i due erano evidentemente chiamati ad assolvere.

Il proprietario della spada, passando la mano tra i corti capelli rossi, guardandosi riflesso nella lama di quest’ultima in un gesto tutt’altro che narcisistico ma degno piuttosto di un fiero soldato, ruppe il silenzio “quello che siamo chiamati a fare” – esordì – “fa parte di un grande piano. Noi siamo una punizione per tutti coloro che non hanno compreso come la vita doveva essere vissuta; siamo insieme cura e malattia, poiché non c’è inizio senza fine, non c’è creazione senza distruzione; il peccato ci ha generato, loro sono la causa della nostra esistenza”.

L’altro pareva aver chiaro cosa intendesse e non perse la calma nel ribattere “no amico mio, LUI ci ha creato perché LUI ha deciso cosa è giusto e cosa non lo è; noi siamo solo soldati e se come tali dobbiamo semplicemente obbedire appena dei sigilli vengono spezzati per me va bene, ma non venirmi a dire che c’è una logica, una giustificazione o perfino una solida causa dietro quello che ci accingiamo a fare; se la pensi così ti invito a riflettere meglio, potresti accorgerti di avere una volontà che non avresti sospettato di possedere e magari potresti addirittura decidere di usarla”.

Il fiero guerriero guardava di nuovo verso la finestra, era molto confuso adesso.

Quello che facevano era un privilegio, almeno così aveva sempre creduto, quindi era per lui molto irragionevole ciò che sentiva dire adesso in quella stanza.

Si riebbe dal suo momento di confusione e decise di sostenere la sua tesi, così riprese a dire

“gli umani hanno infettato il pianeta con la loro stoltezza: guerre fratricide, catastrofi provocate dalla loro ingordigia, disprezzo per la vita altrui; tutto questo fa di loro un cancro” si fermò un attimo e impugnando di nuovo la spada ruotò un fendente a vuoto nella stanza “facciamo bene a fare quello che facciamo, te lo dico io!”

L’altro prese il suo arco e lo tese verso l’enorme finestra senza aver incoccato alcuna freccia.

Aveva i capelli biondi, indossava una tonaca bianca e i suoi occhi erano brillanti, occhi di un fiero sagittario.

“un cancro per il loro pianeta? Può darsi…” ribatté chiudendo un occhio e incurvando la testa mentre guardava attraverso l’arco “ ma è il LORO pianeta appunto, perché non lasciar loro decidere se preservarlo o distruggerlo, perché non dar loro questa responsabilità?”

1 commento:

  1. WOW! Se "loro" sono gli umani, questi misteriosi cavalieri cosa saranno? Sono curiosa! E poi adoro le atmosfere fantasy... aspetto il seguito!

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